3^ SESSIONE DELLO STUDIO “ DIO CON NOI” DI DESI MAXVELL
L’UNO CHE È LA SCELTA DI DIO
Nel suo percorso sulla Bibbia, l’autore Desi Maxvell ci porta ai confini dello spazio e del tempo rendendoci partecipi di una epopea iniziata con la creazione del mondo e che culminerà con la manifestazione della gloria della Nuova Gerusalemme.
Racconta che la sua famiglia abitava nel mezzo di una grande foresta, da lì non potevano vedere molto, neanche la strada. Ma un giorno un loro amico pilota, li portò a fare un volo di ricognizione su quella zona e l’esperienza fu stupefacente: compresero fosse vasto l’ambiente in cui vivevano. Atterrarono e di nuovo la veduta era limitata, ma erano stati in alto e sapevano che il loro orizzonte reale si schiudeva su spazi più ampi.
Lo studioso usa questa similitudine per invitarci a considerare il panorama del piano di Dio per l’umanità, la sua vastità, ma nello stesso tempo ci invita ad esaminare i particolari, a considerare i dettagli, perché tutto rientra nella logica creatrice di Dio
Ci porta a Babele, una pianura nel paese di Scinar, al tempo in cui “gli uomini si dissero l’un l’altro: Orsù, costruiamoci una città e una torre la cui cima giunga fino al cielo, e facciamoci un nome, per non essere dispersi sulla faccia di tutta la terra”(Genesi 11)
Nella cultura occidentale si è indotti a immaginare la torre di Babele come una struttura simile alla torre di Pisa. Dobbiamo invece avere come riferimento la costruzione tipica della Mesopotamia detta ziggurat, il centro politico- amministrativo della città, un grande edificio, , fatto su più livelli collegati da gradini e sulla cui sommità c’era il tempio dedicato alla divinità.
Studiare Babele, non solo per interesse storico, inserendo i dettagli della narrazione nel contesto più ampio della rivelazione del piano di Dio per l’umanità ( dall’Eden sino alla nuova Gerusalemme), è affascinante. Essa è un luogo suggestivo, famoso nel mondo antico perché raggiungeva il punto più alto con il massimo della stabilità. La collocazione della divinità sulla sommità, lontana dalla vita degli uomini, non rappresenta una forma di mero rifiuto intellettuale di Dio, ma l’idea di tenerlo fuori dalla esistenza umana e di farlo salire e scendere al bisogno, quando serve.
La Bab-e-lon, della gradinata che sale verso l’alto rappresenta l’idea dell’unione tra terra e cielo
In Genesi 28 Giacobbe sogna una scala piantata in terra e rizzata verso il cielo, su cui gli angeli salgono e scendono. Solo che sulla sommità c’era il vero Dio, il Signore che sta per entrare in relazione con Giacobbe e il suo popolo. Più tardi anche Gesù parla di questa scala e dichiara di essere venuto a collegare il cielo e la terra. Ciò che succede in Genesi 11 è l’affermazione della volontà degli uomini di tenere lontano Dio dalla propria vita e dell’idea di, acquistarsi fama e gloria e quindi l’eternità, solo con la propria iniziativa.
Babele induce ad affrontare un tema che porta sino alle città moderne. Essa è il simbolo del rifiuto di Dio. Genesi era iniziata con un giardino, un santuario, una dimora per l’Eterno, ma la città si contrappone al giardino. Babele rappresenta la ribellione, l’arroganza, il narcisismo, la determinazione degli uomini di fare a meno di Dio.
La nostra società si vanta di pluralismo e multiculturalità e considera offensivo il concetto che ci sia un solo Dio, una sola fede, un solo Signore, un solo Battesimo, una sola via. L’idea più diffusa è quella che ci siano molte strade per arrivare a Dio.
Ma occorre tenere presente l’unicità dell’unico vero Dio e come Egli opera attraverso un uomo, Abramo, un popolo, Israele, un re, Davide, e alla fine attraverso un solo Signore, il Messia, Gesù Cristo.
UNO è il numero che Dio predilige.
Nella Bibbia ci sono alcuni numeri simbolici (p. es.3 la Trinità, 1000 il millennio), ma Egli sceglie sempre uno per amore di molti.
Questa idea non è provocatoria, non sappiamo perché Dio scelga sempre uno solo, dobbiamo soltanto accettarne l’idea.
Nella relazione con Dio l’obbedienza viene prima della comprensione.
In antitesi all’ assunto cartesiano del “Cogito, ergo sum”( Penso , quindi esisto) che dice : -Spiegami razionalmente e poi crederò a quanto affermi.
Dio chiede per prima cosa di credere, successivamente avverrà la comprensione. Non sappiamo perché Egli abbia scelto soltanto Abramo o soltanto Israele , ma questo è il suo modus operandi.
Sappiamo che sceglie all’ interno dell’umanità, per il bene dell’umanità e questo ci deve bastare..
L’unico uomo, l’unico popolo, l’unico re tutto questo è figura dell’unico Signore Gesù Cristo attraverso il quale si realizzerà l’avvento della nuova Gerusalemme.
Se di Babele non è rimasta alcuna testimonianza storica, Gerusalemme è ancora oggi oggetto di studio di molti ricercatori, stupefacente per tutto ciò che ancora c’è da scoprire.
È una città fondamentale nel piano di Dio, è come se in essa agissero due forze: quella del vecchio Testamento, centripeta, che ci porta a considerare l’unico luogo, l’unico tempio, l’unico popolo, l’unico re, (ancora si presenta il numero UNO),; e la forza centrifuga del tempo del nuovo patto e della verità che da essa emana e si propaga sino all’ estremità della terra, per la potenza onnipresente dello Spirito di Dio,.
Gerusalemme è quindi al centro degli scopi del grande piano di Dio.
GISELLA MARTINO